Itinerari religiosi
icinanze direzione Terni: Narni www.comune.narni.tr.it/canale.php?idc=244 chiese, monasteri ed abbazie (itinerario religioso) Da vedere inoltre: tribunale dell’inquisizione info orari apertura www.narnisotterranea.it Visite guidate Museo Eroli info orari apertura Pala del Ghirlandaio e di B.Gozzoli www.museiprovinciaterni.it/context_musei.jsp?ID_LINK=573&area=47 Giano dell’Umbria: Abbazia di S. Felice La tarda leggenda del vescovo martire Felice (nel testo farfense del sec. X), informa che il corpo del Santo, raccolto dai suoi fedeli discepoli, fu trasportato «in locum qui dicitur Castricianum» («nel luogo detto Castricianum»; “Castrun Icciani”, oggi “Giano”), dove, continua ancora il testo, fu sepolto onorevolmente. Il primo stanziamento di una comunità monastica presso la chiesa, viene fissato verso il 950 (già nel sec. XVII dall’erudito folignate Ludovico Iacobilli), non si conosce su quali basi. Ma anche se tale data non può essere confermata, essa risulta assai probabile, in quanto sostenuta indirettamente dai numerosi frammenti scultorei riutilizzati nelle fabbriche successive, e ascrivibili a quel periodo, che si dimostra dunque assai intenso e vitale nella storia dell’edificio e del culto del Santo, in maniera tate da poter giustificare la presenza di una valida comunità monastica benedettina quale, appunto, è segnalata dalla tradizione e confermata dalla storia successiva (un abate Giacomo è ricordato nel 1255, un altro abate, Pietro, nel 1313). L’importante Abbazia, con bolla di Gregorio IX (11 marzo 1373), fu sottoposta a quella di Sassovivo presso Foligno, di cui seguì le sorti fino alla decadenza verificatasi nel sec. XV. Infatti, nel 1450, allontanati i Benedettini cassinesi, fu concessa agli Agostiniani. Un documento datato 29 agosto 1450, informa che Nicolò V, accogliendo le suppliche inoltrategli dagli abitanti di Giano e di Castagnola, ordinava i restauri della chiesa e del monastero, che minacciavano rovina. E il 1° febbraio 1452, il vescovo di Spoleto Berardo, concedeva agli Eremitani di S. Agostino di poter raccogliere offerte per i primi interventi relativi alle abitazioni. In ogni modo, solo il 20 luglio 1481, Sisto IV commise all’abate di S. Pietro di Bovara e al pievano di S. Angelo di Giano di immettere gli Agostiniani nel pieno possesso giuridico dell’Abbazia. A questo periodo sembra ascrivibile la costruzione del chiostro attuale, sul fianco destro della chiesa. Successivamente, importanti lavori vennero eseguitli nell’anno 1516; Sono del 1536 le eleganti finestrine in arenaria, di gusto rinascimentale, inserite nella ferrigna muratura originaria del monastero; Altri lavori datati sono: l’elegante refettorio, il cui lavabo reca l’anno 1601; il portale già di accesso al “Sacrarium” del 1642. I due piani superiori del chiostro risultano costruiti nel 1720; ed un elegante archetto ornato di rosoni, rinascimentale. Ma il lavoro più impegnativo, fu quello relativo alla costruzione di un nuovo braccio del monastero, che reca la data 1790. Gli Agostiniani, però, nel 1798 furono cacciati, a causa della loro condotta immorale e scandalosa, e i beni dell’Abbazia devoluti da Pio VI alle scuole di Spoleto. Nel monastero subentrarono per breve tempo i Passionisti, che vi rimasero fino al 1803. Finché dal 1815 chiesa e convento divennero la culla della Congregazione del Preziosissimo Sangue, fondata da S. Gaspare del Bufalo, i cui sacerdoti ancora vi abitano. La chiesa attuale risulta costruita a cavallo dei secc. XI-XII, ma, analogalmente a moltissimi casi, essa venne a sostituirne un’altra preesistente, i cui frammenti furono largamente riutilizzati: dal capitello romano composito inserito sotto l’oculo di facciata (aperto a seguito di un primo intervento duecentesco), del sec. IV-V; ai capitelli dei secc. VIII-IX delle navate e della cripta; all’architrave del portale e alle colonnine del sec. X della trifora sovrastante, così come quelle poste a sostegno del sarcofago del Santo; etc. La struttura architettonica è strettamente legata ad un periodo di grande rinnovamento ed evoluzione, che si esplica in una eccezionale attività edilizia chiesastica, ben configurata in Spoleto e nelle sue immediate adiacenze, dove lo stesso impianto basilicale lo ritroviamo nelle chiese coeve di S. Gregorio Maggiore, di S. Ponziano, di S. Giuliano sul Monteluco, di S. Sabino, di S. Brizio e di S. Pietro di Bovara; anche se la nostra si distingue da esse per una maggiore più accentuata monumentale solennità. Monumentalità oggi avvertibile soprattutto all’interno, date le gravi alterazioni della facciata e della parte absidale, attuate dal 1516 in poi. Non parrebbe che la cripta debba ascriversi a epoca anteriore al resto della fabbrica. Il fatto di trovarvi più che altrove reimpieghi di frammenti lapidei decorativi antichi è un fatto quasi ricorrente, che dimostra una cura particolare e un impegno ben preciso nel raccogliere in questa parte più recondita e sacra della chiesa, oltre le reliquie dei Santi, anche le “reliquie” delle costruzioni precedenti, quasi il loro contatto con le prime le avesse in qualche modo impreziosite: e tutto ciò può trarre in inganno. Anche l’interno, come l’esterno, attraverso i secoli subì modifiche e manomissioni, e nel ‘700 fu tutto ricoperto da una leggiadra decorazione pittorica e da stucchi, : ricordiamoil paliotto dipinto (oggi nella Galleria Nazionale dell’Umbria in Perugia), destinato probabilmente all’altare della cripta avanti al sarcofago del Santo, dove erano narrate le varie Scene del suo martirio, al di sotto del Cristo giudice circondato di Angeli e di Santi, opera di un maestro probabilmente spoletino della fine del sec. XIII (1290-1300 c.). Degli apporti artistici accumulati nel corso dei secoli, ben poco, per la verità, è sopravvissuto. Va ricordato il bel gonfalone ora custodito nel chiostro superiore, rappresentante la Madonna del Soccorso… per approfondimenti visita il sito del Comune di Giano dell’Umbria >>>